“Al guado d’amate correnti alternate” è la presa di coscienza che tutta la fragilità e lo smarrimento che avvertiamo durante il mutare dei sentimenti, delle opinioni e degli interessi, sono in realtà il centro più vitale e vivificante della nostra esistenza che scorre e si rinnova.
Senza la paura di restare soli. Senza la paura di affrontare lunghe notti buie.
Senza la paura di riprendere il viaggio. Camminare, sempre aperti al dettaglio, all’imprevisto, allo stupore. Con tutta l’urgenza disperata del punk.
Forte è l’analogia tra punk e cammini. Quella era la musica dei margini, degli sconfitti, dei dimenticati. Oggi non c’è nulla di più punk che attraversare certi margini geografici. Hanno la stessa carica spirituale e identico senso di appartenenza.
E’ da quei margini che continuano a partire faticosi percorsi personali, lontani dai banchetti più affollati e da mercati luccicanti di offerte.
Solo a certe latitudini ci è ancora concesso di riconoscerci, comprendere, distinguere, scegliere, mutare indirizzi e intendimenti esistenziali.