Riprendono nel nuovo anno le stagioni teatrali, musicali e di danza nei teatri dei Comuni soci del Teatro Pubblico Pugliese.
Sabato 13 a Fasano, al Teatro Sociale (del Comune di Fasano-Assessorato alla Cultura) inaugurando la stagione del teatro (5 spettacoli in tutto) andrà in scena Cafoni. Un racconto musicale. Di e con Michele De Virgilio (Teatro della Polvere-Produzione AVL). Musiche originali di Antonio Cicoria, al contrabbasso Giovanni Mastrangelo, suono, percussione e tastiera Antonio Cicoria, alla chitarra Aurora Corcio.
In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo viale del paese, stringendo un mazzo fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero. Ci va ogni giorno sulla tomba del marito, perché, come dice la donna, da quando lui è morto, lei si sente come una sedia senza una gamba.
Ma una mattina, deviando dal solito percorso tra i viali del campo santo, la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era sta piantata una croce che non aveva mai visto prima, su cui qualcuno con un pennarello nero aveva scritto: sconosciuto. E nient’altro.
Incuriosita, l’anziana bracciante si reca dal custode che le dice che sotto quella croce era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale, che era stato trovato vicino ad un campo, con la testa schiacciata dalla ruota di un camion. Il corpo martoriato di quel ragazzo era stato tenuto per tre mesi in una cella frigorifera dell’ospedale e, mentre le indagini dei carabinieri non arrivavano a nessuna soluzione, era stato disposto che fosse seppellito, così: “come un cane”.
Al racconto del custode, nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi delle umiliazioni subite nei campi e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi.
Cafoni trova ispirazione in un fatto di cronaca realmente accaduto in Capitanata.
Il testo, ironico e graffiante – sostenuto da musiche popolari originali suonate dal vivo da 3 musicisti che accompagnano, facendo da metronomo, le parole dell’attore – è un omaggio ai cafoni di ieri e di oggi uniti da un triste destino di povertà e miseria.
Con il suo particolare stile sospeso tra verità, lirismo e raffinata drammaturgia, De Virgilio ci racconta una storia drammatica senza cadere nella drammaticità.