Acuire il senso della percezione e le modalità di ascolto, lasciandosi guidare dalle sensazioni uditive. E farlo con uno sguardo approfondito sul mondo della disabilità. A questo, e molto altro ancora, risponde l’esperienza unica che il Bari International Gender Film Festival organizza in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, sabato 5 giugno alle 19.30, all’AncheCinema di Bari (info e prenotazioni 329.611.22.91, biglietto con un costo simbolico di 3 euro): su Rai Radio3, all’interno del programma «Il Teatro di Radio3», andrà in onda «Dimmi cosa vuoi vedere», la versione radiofonica dello spettacolo «Earthbound ovvero le storie delle Camille», il nuovo lavoro della talentuosa attrice e performer di teatro visuale Marta Cuscunà (che ha debuttato al Teatro Storchi di Modena il 25 maggio). L’evento è realizzato con il patrocinio del Teatro Pubblico Pugliese, e in partnership con il Comitato Costitutivo dell’Osservatorio Metropolitano di Bari per i diritti delle persone disabili.
L’AncheCinema di Bari sarà uno dei sei punti d’ascolto dello spettacolo, che avverrà solo in audio ad alta definizione, senza supporto video: introdurrà lo spettacolo la conduttrice di Radio3 Laura Palmieri in dialogo con la regista Marta Cuscunà in diretta da Rovereto con il Festival Oriente Occidente nel Giardino delle Sculture – Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea; gli altri luoghi d’ascolto, in Italia, saranno dislocati a Firenze, Cembra Lisignago, Nuoro, Matera.
L’iniziativa si inserisce appieno in un percorso artistico e creativo che il BIG ha intrapreso da anni, con risultati di grande rilevanza sul piano sociale e politico. Amplificato e condiviso, dal 2019, da una riflessione centrale sul concetto di «corpo non conforme», attraverso le virtuose relazioni con artisti, artiste e ricercatrici italiane, tra le più richieste ed acclamate. E con eventi artistici che hanno indagato quali aspetti ed elementi definiscano un corpo, quali siano le potenzialità di un corpo con abilità diverse, o quanto il sistema spesso sminuisca la disabilità nella sua essenza più profonda.
È in questo solco creativo che il BIG ha deciso di ospitare l’ultimo lavoro di Marta Cuscunà, che ha condotto un laboratorio di ricerca percettiva con l’associazione Al. Di. Qua. Artists – Alternative Disability Quality Artists, con lo scopo di elaborare la descrizione radiofonica dello spettacolo Earthbound attraverso il processo stesso di ricerca su cosa significhi renderlo accessibile a chi non lo può vedere.
Durante il laboratorio che si è svolto lo scorso aprile, al Teatro Arena del Sole di Bologna (e che ha coinvolto gli artisti e artiste di «Al. Di. Qua.» Diana Anselmo, Giuseppe Comuniello, Aristide Rontini, Claudio Gaetani, la sociologa Mariella Popolla, la drammaturga e coreografa Camilla Guarino e il sound designer Michele Braga), Cuscunà ha svolto un percorso di ricerca su cosa significhi accedere agli spazi dell’emozione e degli immaginari del teatro visuale, attraverso strade percettive differenti.
«Per dare forma all’audio-descrizione – afferma Marta – abbiamo sperimentato una modalità performativa. Non ci siamo seduti a tavolino per scrivere quello vedevamo ma abbiamo provato a performarlo attraverso un adattamento dei protocolli di drammaturgia attoriale ideati da José Sanchis Sinisterra, uno dei più importanti autori del teatro contemporaneo. A ogni performer del gruppo è stato affidato un diverso punto di vista da cui guardare Earthbound, ovvero una precisa funzione narrativa per costruire una descrizione corale e multiforme di quello che avveniva sul palco. E per riconoscerli, abbiamo dato un nome a ciascuno di questi sguardi:
fantamondo: ovvero il punto di vista della fiaba e dei suoi personaggi. È lo sguardo di chi sceglie di credere al piano della finzione teatrale e accetta come reale quello a cui assiste.
realtà: è il punto di vista disincantato di chi osserva il trucco invece dell’illusione, conosce le tecniche teatrali e le descrive per quello che sono. È il piano della messa in scena dove ogni cosa è quello che è.
domanda: è il punto di vista di chi è in bilico tra fantamondo e realtà e chiede nuove informazioni per scegliere come interpretare i segni che vede. A volte è dubbio, a volte è domanda che rimane senza risposta, a volte è chiave per decifrare il codice della messa in scena.
digressioni: è il punto di vista di chi elabora ciò a cui assiste e attraverso analogie, libere associazioni di idee o divagazioni solo apparentemente casuali, fa suo lo spettacolo, ne interiorizza i contenuti e li espande.
Mentre lo spettacolo prendeva forma sul palco, tutte le persone del gruppo, munite di cuffie e microfono, hanno immaginato di essere come piccole mosche per il vostro orecchio e dirvi quello che vorreste vedere attraverso piccoli sussurri, pennellate essenziali che non si sovrappongono all’ascolto dello spettacolo perché sono state realizzate in dialogo con esso, inserendosi in forma performativa negli interstizi delle scene, condividendone il ritmo e l’atmosfera.
Non abbiamo cercato di darvi una descrizione neutra, obiettiva o distaccata.
Abbiamo dato spazio ai nostri sguardi personali, ai nostri immaginari. Abbiamo guardato per voi lo spettacolo senza nascondere la meraviglia soggettiva della scoperta, con l’auspicio che ascoltando le nostre voci e imparando a riconoscerle, seguirete il filo dei nostri punti di vista».
Lo spettacolo scelto per lavorare all’audiodescrizione è Earthbound. Ovvero le storie delle Camille, un monologo di fantascienza che esplora un futuro prossimo nel quale la manipolazione del genoma umano riporta la vita in aree del pianeta danneggiate dall’uomo.
Ispirato al saggio Staying with the trouble della pensatrice eco-femminista Donna Haraway, la piéce porta in scena una piccola comunità di “Earthbound”, esseri umani a cui sono stati impiantati geni di creature in via d’estinzione con il duplice scopo di conservarne la specie e favorire una nuova prospettiva per l’adattamento umano all’ambiente naturale.
I corpi ibridi degli Earthbound prendono vita sulla scena grazie alle creature animatroniche progettate dalla scenografa Paola Villani e ispirate alle opere dell’artista australiana Patricia Piccinini che nel suo percorso di lavoro sull’iconografia d’ibridazione fra umani e animali ha spesso dialogato anche con Donna Haraway.
A differenza delle distopie hollywoodiane in cui umanoidi, ibridi e robot sono minacce spaventose per l’umanità, gli Earthbound rappresentano creature pacifiche con cui entrare in empatia e convivenza.
E se, come dice Donna Haraway, «le storie fanno i mondi. I mondi fanno le storie», Earthbound è uno dei racconti possibili del mondo nuovo in cui potremmo trovarci a vivere domani.