Riqualificare uno dei quartieri storici della città di Bari, per riscoprirne la bellezza dei dettagli, il cuore di chi lo abita e lo stupore di chi lo attraversa. È questo uno dei princìpi cardine del progetto LibertArt, ideato dalla cooperativa sociale Al.i.c.e. Onlus AreArtiEspressive, e dall’associazione Etnie Onlus, finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito dell’avviso pubblico «Bellezza e Legalità per una Puglia libera dalle mafie» (POR Puglia FESR-FSE 2014-2020), in collaborazione con Archimake, Spazio 13, Veloservice, Armata Brancaleone, con il patrocinio degli assessorati alla Cultura, all’Istruzione e al Welfare del Comune di Bari.
Il «Libertà», dunque, diviene un teatro naturale nel quale vivere e riscoprire il calore performante delle arti, omaggiando uno dei quartieri più caratteristici del capoluogo pugliese, costruito agli inizi del ‘900 per far fronte all’enorme crescita demografica. E se il nome «Libertà» è stato scelto ispirandosi ai primi palazzi costruiti, che presentavano caratteristiche in stile «liberty» (tra cui le ringhiere in ferro battuto con decorazioni floreali), il progetto LibertArt intende coniugare il tema della legalità con la riqualificazione emotiva ed estetica degli spazi. Per questo motivo è stato messo a punto un sistema di produzione e fruizione artistica che enuclea nel cuore del quartiere stesso nuovi immaginari, creati con le giovani generazioni.Se l’arte, nella sua più alta espressione, abbatte barriere, esclude l’emarginazione e allontana le disuguaglianze, i processi di integrazione diventano indispensabili per l’inclusione culturale. Ecco perché LibertArt si sta strutturando in quattro laboratori partecipati (partiti ad ottobre 2021, ed ancora in corso sino ad aprile 2022), nel quale sono coinvolti circa 30 ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni provenienti da diversi quartieri della città.
Il secondo di questi laboratori – in corso in queste ultime settimane – è incentrato sull’arte fotografica, ed è tenuto dal fotografo Alessandro Cirillo. L’appuntamento clou, che segnerà una preziosa restituzione del laboratorio, si svolgerà venerdì 25 febbraio, alle 18: sarà lo stesso Cirillo, insieme ai ragazzi partecipanti al laboratorio, a guidare i visitatori di una speciale mostra fotografica en plein air. Partendo da Spazio 13 (in via de Cristoforis 8) si effettuerà un tour nel cuore del Libertà attraverso il percorso espositivo che si potrà ammirare all’interno delle vetrine di negozi e locali commerciali che con entusiasmo hanno aderito all’iniziativa (grazie anche al supporto dell’associazione «I commercianti di via Manzoni e dintorni»). In totale 25 attività, comprese tra Corso Mazzini, Via Manzoni, Via Principe Amedeo, via Trevisani e via Garruba. Una sorta di «mappa visuale» del quartiere, che mostrerà da un lato il talento in erba dei giovani fotografi, dall’altro gli spazi del Libertà meritevoli di riscoperta, oltre che di una visione creativa e artistica. La mostra sarà visitabile fino al 4 marzo, durante gli orari di apertura delle attività commerciali.
«Il laboratorio – spiega Alessandro Cirillo – è stato inteso come un viaggio esplorativo totale nel quartiere Libertà di Bari. Dopo un primo momento di approfondimento dei concetti di legalità e di bellezza, attraverso il confronto aperto e la condivisione di idee, si è passati ad una fase in cui sono stati mostrati ai partecipanti vari esempi di lavori fotografici realizzati anche con gli smartphone; in tal ambito si sono discussi i modi in cui le fotografie possono fornire informazioni e riflessioni sulla realtà in cui viviamo. Nella fase successiva – quella operativa – i ragazzi hanno esplorato il quartiere realizzando fotografie e interviste ai passanti. E dopo ogni “uscita”, si sono poi discussi e verificati i risultati ottenuti».
I laboratori partecipati del progetto LibertArt, tenuti da rinomati artisti, costituiranno ancora delle linee di congiunzione per creare nuove forme immaginarie, delineando mappe fisiche e di significato, in cui i ragazzi potranno sentirsi liberi di esprimere il proprio pensiero. Diventando così i punti focali della narrazione del quartiere. L’intento è quello di usare lo strumento e il linguaggio artistico per restituire appartenenza, creando codici nuovi, all’interno di un luogo “altro”. L’arte come una sorta di richiesta di libertà e di riconoscimento, che dona voce a coloro che non sempre sono ascoltati, riconnettendoli al territorio.
Il primo dei laboratori, tenutosi da ottobre a dicembre 2021, verteva sull’illustrazione, a cura di Valerio Pastore. I prossimi due si svolgeranno da marzo in poi: il primo sarà incentrato sulla «digital street art» (tenuto da Miki Gorizia); l’altro sarà un laboratorio sonoro curato da Marco Malasomma. La curatela artistica del progetto è di Tita Tummillo.