Sabato 8 e domenica 9 luglio, in scena l’ultimo fine settimana di programmazione della terza edizione de LE DANZATRICI en plein air, il festival di danza contemporanea diretto da Giulio De Leo, realizzato da Compagnia Menhir con il sostegno di Ministero della Cultura (FNSV 2022-24), Regione Puglia, Comune di Ruvo di Puglia e in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese.
Due giorni di performance realizzate con la comunità, laboratori e spettacoli ancora una volta di respiro internazionale, grazie alla partecipazione, tra le altre, della coreografa tedesca Patricia Carolin Maiche, con il sostegno della rete tedesca di promozione della danza contemporanea NPN – Nationales Performance Netz, porterà in scena domenica 9 luglio la prima nazionale dello spettacolo dal titolo Hamonim.
La giornata di sabato 8 luglio si aprirà alle ore 10 in piazza Dante, dove partirà la passeggiata urbana di danza dal titolo Footloose, performance della compagnia Teatringestazione realizzata nell’ambito di un percorso intensivo di sensibilizzazione e promozione del pubblico parte del laboratorio permanente del festival, sviluppato in collaborazione con Cooperativa Sociale Comunità Oasi 2 San Francesco Onlus. Footloose è un’azione poetica urbana, ispirata alla “Civil march for Aleppo”, una marcia civile per la pace da Berlino ad Aleppo lungo la “rotta dei rifugiati” in direzione opposta. Guidati da una immagine in movimento, un gruppo di camminanti indossa mattoni come scarpe, muovono il confine, approdano alla danza che spacca il muro. Una miccia scatenante che risuona fragorosa tra le vie del corso cittadino, si fa strada tra gli abiti della domenica, svicola ed esplode. È un’azione poetica che invita a mettersi in cammino, a sconfinare, a rischiare, perché in nessun luogo siamo al sicuro, perché siamo noi la mina che vaga, il muro che crolla, la fuga, il mare aperto in tempesta, la lingua straniera, la terra, la terra! Terra di passaggio, perché non c’è più casa a cui tornare, ma un’umanità nuova da fondare al grido di “let’s dance!”.
Alle ore 19, nell’Ex Convento dei Domenicani sarà la volta della prima nazionale de Gli Argonauti,della compagnia Teatro PAT, per la sezione Scavi. Prima nazionale, con la coreografia di Gabriella Catalano, il progetto è realizzato in collaborazione con gli studenti del I Circolo Didattico “G. Bovio” di Ruvo di Puglia. Nella loro impresa eroica alla conquista del vello d’oro, gli Argonauti navigano affrontando sfide disparate. L’unione è la loro forza, una fiducia crescente l’uno verso l’altro, che può estendersi oltre la vastità del mare. Il vello d’oro sarà un premio inestimabile che custodisce il valore della cura e della sanazione.
Alle ore 19.15, la stessa sede ospiterà lo spettacolo dal titolo Fallen Angels della compagnia ABDance Research/PinDoc, per la sezione Giacimenti. Uno spettacolo site specific realizzato da un’idea e con le coreografie di Michael Incarbone. Gli angeli sono in caduta, immortalati nel vuoto, per sempre ribelli, giovani e maledetti; l’urlo muto nei loro corpi scomposti grida glorioso e annichilito insieme. L’immagine di una caduta sospesa getta le premesse per un’inquadratura sul corpo questionante recenti fenomeni musicali intesi come contenitori di creazione mitopoietica. L’oggetto in questione riguarda le derive attorno al genere trap, tra scream e emo, hardcore e lo-fi, e del contesto attorno (protagonisti, narrazioni, autorappresentazioni, estetiche). Che frequenza incarna il corpo, ci chiediamo, il corpo che vive questo presente iper-culturale, in continuo stato di avanzamento, accelerazione, innovazione, eppure di nostalgica “retromania”.
Ultimo spettacolo della serata sarà Esercizi per un manifesto poetico della Fondazione Fabbrica Europa_Firenze | Collettivo MINE, che andrà in scena alle ore 19.30 nell’ex Convento dei Domenicani. Lavoro di debutto del Collettivo MINE, Esercizi per un manifesto poetico coincide con l’atto fondativo della compagnia. Il manifesto coautorale trova la sua stesura danzata in una pratica coreutica scritta a dieci mani dove respiro individuale ed unisono si compenetrano e dove la tessitura corale e sincronica dello spazio e dei corpi diviene ispirazione di un linguaggio collettivo e di una poetica evocativa. Esercizi per un manifesto poetico investiga la compresenza di una scrittura coreografica rigorosa e di una temperatura emotiva aperta e vibrante che si gioca nel qui ed ora.
L’ultimo giorno di programmazione del Festival, domenica 9 luglio, inizierà alle ore 11 da piazza Garibaldi (arrivo al Museo del Libro – Casa della Cultura) con Nobody nobody nobody It’s ok not to be ok, performance ed esperienza collettiva della compagnia Codeduomo realizzato in collaborazione con Soc. Coop. ALi.c.e/ BIG Bari International Gender Festival. Partendo dall’assolo omonimo, il progetto si manifesta come processo espanso che indaga le memorie e le tracce lasciate sul corpo dalla cultura del controllo, del bullismo e della mascolinità tossica. Si lavorerà con adolescenti delle scuole superiori, avvicinandoli alla pratica artistica come strumento per sollevare questioni culturali e politiche, dando al loro corpo la possibilità di esprimere ciò che vogliono veramente e non ciò che hanno imparato a desiderare per sentirsi inclus*. Si lavorerà sull’invenzione di danze collettive come proteste di massa per dare voce al corpo, a quelle parti di noi che pubblicamente si vestono di vergogna e giudizio, offrendo la propria vulnerabilità come condizione attraverso cui lasciare operare la propria rivoluzione. Il corpo simbolo di territorio verso cui indirizzare un nuovo pensiero di Cura e ascolto.
Nel pomeriggio, alle 18.30, la Sala Carrante della Scuola Bovio ospiterà Crystal Ball, compagnia KLM/Le Supplici, per la sezione Scavi, coreografia di Francesco A. Leone. È immaginato come se fosse un lavoro di esplorazione dello spazio inteso come un universo immaginario. Attraverso la danza, gli interpreti interagiscono con un pianeta estraneo, passando dalla staticità alla fluidità tramite connessioni che creano un unico corpo e conferendogli mobilità e presenza. Come due satelliti, i danzatori costruiscono una mappatura della loro orbita fornendo una visione più dettagliata del loro mondo. L’idea coreografica è quella di entrare magicamente in un trip che potrebbe non essere reale. Ma magia o sogno, trip o realtà, ci addentriamo in un viaggio turbolento che approda a una carezza.
Alle ore 19 e alle 19.30, nel Giardino della scuola Bovio andrà in scena l’attesa prima nazionale dello spettacolo Hamonim, della coreografa tedesca Patrizia Carolin Mai. Decine di individui formano una massa che può dare origine a qualcosa di molto potente. Ma, se si considera un solo individuo tra altre persone? L’individuo è a rischio oppure il gruppo mette in atto un atteggiamento di protezione? Quanto potere è detenuto da un gruppo e che tipo di comunità ne deriva? Con Hamonim la danzatrice e coreografa Patricia Carolin Mai investiga i meccanismi protettivi corporei di massa, ponendosi la questione: cos’è necessario per esistere e persistere in un gruppo? Gli amatori in scena formeranno una comunità che analizzerà i parametri dello stare-insieme, mettendo in discussione le concezioni comuni sui fenomeni di massa. Lo spettacolo Hamonim di Patricia Carolin Mai nell’ambito del festival Le Danzatrici en plein air 2023 è sostenuto da NATIONALES PERFORMANCE NETZ, che riceve finanziamenti dall’Incaricata del Governo Federale per la Cultura ed i Mass Media della Repubblica Federale di Germania.
Infine, alle ore 20, la serata si concluderà con Bolero, spettacolo della compagnia Arearea. Una prima nazionale con la coreografia di Marta Bevilacqua e Roberto Cocconi. Arearea interpreta il Bolero di Ravel per i suoi trent’anni di produzione artistica. Una coreografia di gruppo si fonde nella versione che del Bolero faranno i Radio Zastava. Il Bolero degli Arearea/Zastava sarà dirompente: due musicisti, dodici danzatori e la strada. 17 minuti di pura energia.
Terminerà così la terza edizione del Festival LE DANZATRICI en plein air che, dal 23 giugno al 9 luglio ha aperto una riflessione sul tema dell’archeologia della danza: una vera e propria indagine antropologica sull’origine del gesto, sulle stratificazioni e sedimentazioni di memorie, sui retaggi culturali e le esperienze che modellano la dimensione personale o collettiva attraverso spettacoli, performance, laboratori ed eventi collaterali, a partire dall’incontro e dal dialogo con le comunitàdel territorio.