Deciso a «fermare il tempo», il Festival Ritratti di Monopoli fissa in istanti un progetto artistico che declina nelle sue varie accezioni un parametro cardine della musica e della scienza, che è anche esperienza della coscienza. Quindi, il tempo inteso innanzitutto come ritmo, essenza stessa del jazz, che diventa arte sublime con l’atteso super trio guidato dal pianista americano Brad Mehldau, in arrivo con Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria per l’inaugurazione della diciannovesima edizione, in programma il 17 luglio alla Masseria Spina.
La dimensione tematica del festival verrà indagata in varie direzioni. Per esempio, l’ossessione per la giovinezza dall’icona pop Michael Jackson, al centro di un omaggio in frac dell’Orchestra Sinfonica Abruzzese diretta da Roberto Molinelli (20 luglio, Masseria Spina). E poi, il tempo venduto al diavolo che, nel mito di Faust, ispira «Storia di un soldato» di Stravinskij, capolavoro del teatro musicale allestito con la regia Cecilia Ligorio (22 luglio, Palazzo Palmieri). Inoltre, il tempo come estensione dello spazio nelle pagine scelte dal pianista Emanuele Arciuli per il secondo anno di residenza a Ritratti, dove presenta un progetto che spazia da Lou Harrison a William Duckworth col coinvolgimento del soprano Veronica Pompeo, del violinista Lorenzo Rovati e del percussionista Igor Caiazza (25 luglio, Chiostro di Palazzo San Martino).
Prevista anche una finestra sul tempo didascalico con «Clocks», un programma dall’impaginazione fortemente originale che da Ligeti si estende a Sollima, Adams e Miguel Del Aguila, l’autore della suite in sei movimenti intitolata, per l’appunto, «Clocks»: un progetto che gioca con l’esperienza percettiva delle durate e dei piani temporali, e un ensemble nel quale Stephanie Gurga (pianoforte e clavicembalo) e Antonia Valente (pianoforte) vengono affiancate dal Quartetto Albéniz de Prosegur, in collaborazione con la Escuela Superior de Musica Reina Sofia di Madrid (27 luglio, Chiostro di Palazzo san Martino).
Si punterà contestualmente sulla capacità della musica di riportare alla dimensione «live» la raffigurazione in «fermo immagine» dei dipinti di Goya con la suite pianistica «Goyescas» di Enrique Granados, opera affidata alla sensibilità di Viviana Lasaracina (29 luglio Chiostro di Palazzo san Martino), prima di rendere omaggio con il progetto «All You Can Beat» alle complesse poliritmie di Frank Zappa (nel trentennale della scomparsa) e ad Azio Corghi, uno dei padri della post-avanguardia venuto meno lo scorso novembre. Danilo Grassi detterà i tempi ad una formazione composta dal batterista Gianmarco Petrucci, un ensemble di tredici percussionisti e due pianoforti (1° agosto, Masseria Spina).
Il festival si concluderà, per il terzo anno consecutivo, con la sezione «Cineritratti» e la sincronizzazione tra musica e immagini con la magia del cinema muto di Buster Keaton e del suo «Seven Chances»: ad animare il film le composizioni originali di Stephen Prutsman e la direzione musicale di Alberto Maniaci (3 agosto, Roof Garden del Teatro Radar).
A completare il programma, dal 7 luglio il nuovo progetto «Ritratti Exhibit», un ciclo di esposizioni d’arte diffusa in collaborazione con Doppelgaenger di Antonella Spano e Marina Bastianello Gallery, «Trovare il Tempo», incontri di approfondimento sui temi del festival con diversi ospiti e la direzione dall’esperto in materia, Nicola Pedone, visite guidate nel centro storico e il laboratorio «Ritratti Kids» diretto da Andrea Gargiulo.
Tutti i concerti avranno inizio alle ore 21.